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IL PROGETTO
 
L'idea di Verdi Suite nasce dalla singolare coincidenza che accomuna nello stesso anno, il 2013, la celebrazione di due anniversari, diversi per importanza e peso mediatico ma non per significato rispetto alla storia della cultura milanese in ambito musicale: il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e il centenario della fondazione del Teatro Verdi di Milano, sorto nel popolare quartiere Isola in via Pastrengo.
 
Ma c'è un'altra finalità, più vicina al mondo dei musicisti di professione che frequentano i Conservatori e le Accademie musicali: quella di offrire più occasioni di collaborazione concertistica e di ricerca tra insegnanti, allievi e neodiplomati intorno a un'idea del "fare musica" che, incentivando e valorizzando le proprie capacità e risorse interne, non rimanga chiusa in se stessa ma viceversa si apra all'esterno creando nuovi presupposti di confronto e di scambio con altre realtà affini. Sensibili a questo discorso vari soggetti istituzionali, primi fra tutti il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e la sua Biblioteca, che hanno concretamente sostenuto l'iniziativa. Certo è facile immaginare con quale imponente dispiego di mezzi tutte le principali istituzioni, nazionali e non, si staranno preparando a scendere in campo per celebrare il genio di Busseto rivisitando il suo immenso repertorio operistico.
 
Noi però abbiamo in mente qualcosa di diverso anche se non per questo meno ambizioso: usare Verdi come pretesto per affrontare temi e contenuti forse un po' meno consueti e non così praticati, presentandoli in forma semplice, quasi salottiera, molto adatta alla dimensione "da camera" di una piccola sala milanese che guarda caso porta (come del resto anche il nostro Conservatorio) lo stesso nome del grande compositore...
 

Vista della sala del Teatro Verdi

 
L'ALLESTIMENTO
 
I concerti di musica da camera, per loro tradizione consolidata, non prevedono mai una "regia".
Si tratta invariabilmente di esibizioni che nei tempi e nei modi tendono a perpetuare, senza mai modificarlo, un rigido cerimoniale: entrata, applauso, seduta, sistemazione dei leggii e delle parti, accordatura, esecuzione del brano (in tutti i suoi tempi o movimenti senza battimani intermedi), applausi finali fino a un massimo di tre, eventuali bis solo al termine dell'intero programma. Per molti una specie di cerimonia iniziatica, per altri niente più di una prigione dorata.
Tale rigidità di forma deriva da motivi certamente di natura conservativa molto legata al rispetto della composizione e al rigore dell'esecuzione, ma anche da un consapevole (solo di rado compiaciuto) "understatement", una scelta precisa che privilegia il basso profilo in tutto ciò che non riguardi espressamente l'interpretazione.
 
Non intendiamo certo rinnegare la validità di questo modello che trova nelle sedi istituzionali più prestigiose il luogo protetto dove continuare ad offrire, a un vasto pubblico di appassionati di questo genere di musica, tutto il grande repertorio di tradizione.
Ma non è stato sempre così. Perché allora non immaginare qualcosa di diverso? La domanda non è nuova: sempre più spesso nei programmi si assiste a una contaminazione tra musica e parola. La dicitura stessa "da camera", del resto, lascia intuire una naturale dimensione più raccolta, più intima, volta a condividere un'esperienza informale e più partecipata. Diciamo pure "salottiera", come già avveniva per buona parte dell'800 in molte delle dimore nobiliari e dell'alta borghesia.
 
Oggi, insieme al carattere elitario di quegli aristocratici convegni (certamente assai poco "popolari"), quella musica ha però perduto il suo fascino originario fatto di complicità e di leggerezza: quel sincero piacere di fare musica tra amici che vedeva mescolati, insieme alle note, anche pensieri, discussioni, aspirazioni... perfino sberleffi e risate!
Ecco lo spirito che ci piacerebbe ricreare in occasione di questi incontri musicali. Liberando gli interpreti dall'ansia di prestazione e gli spettatori dalla barriera inibitoria del rito esclusivo, vorremmo ne uscisse qualcosa di giocoso e coinvolgente dove anche i non addetti ai lavori soprattutto se giovani possano sentirsi parte di un mondo, quello della musica classica appunto, molto meno ostile e serioso di quanto non appaia. Insomma, tutto da scoprire.
 

"E’ scherzo od è follia... siffatta profezia?"

(Giuseppe Verdi: Un ballo in maschera, Atto primo, Scena X)